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Properzio

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Sesto Properzio (ca. 49 AC – 16 AC) è stato un poeta del I secolo AC. Nacque ad Assisi da una famiglia benestante di rango equestre. In seguito alla rivolta dei proprietari italici repressa da Augusto, nel 41–40 AC, il poeta subì lutti e confische di terre. Ormai in condizioni disagiate, si trasferì a Roma dove tentò la carriera forense e politica, ma già nel 29 AC era inserito nei circoli mondano-letterari della capitale e legato a una donna elegante e spregiudicata, Cinzia.

Il successo di Properzio come poeta fu immediato e duraturo e la sua poesia ebbe un notevole influsso sulla lirica dei secoli successivi. Nel Medioevo le tracce della sua presenza sono deboli e sporadiche. Fu però rivalutato dalla poesia umanistica. Con Ariosto, Tasso, Pierre de Ronsard e, soprattutto, nel Settecento neoclassico, la poesia di Properzio conobbe più ampia diffusione e fortuna, per toccare - con Goethe - il suo punto più alto.

L'avvicinamento di Properzio a Mecenate ed al suo famoso circolo avvenne forse nel 28 AC, dopo la pubblicazione del primo canzoniere; il poeta fu amico di Virgilio e, soprattutto, di Ovidio. La sua vita fu breve (come quella di Catullo e di Tibullo); non sono presenti nei suoi versi riferimenti cronologici posteriori al 16 AC, data probabile della morte. Forse, Properzio è il seccatore adombrato nella IX Satira da Orazio, che pare non lo potesse soffrire.

Table of contents
1 Opere: le Elegie
2 Il primo canzoniere
3 Il canzoniere maggiore
4 L'elegia civile
5 Lo stile

Opere: le Elegie

Di Properzio restano quattro libri di elegie.

Il I Iibro, (28 AC), è noto anche col nome greco di Monòbiblos ("libro singolo"). I libri II e III, furono pubblicati verso il 25 e il 22 AC oppure in un'unica raccolta nel 22 AC]. Il libro III si differenzia dai precedenti per il contenuto, è più tardo e non fa riferimento a fatti successivi all'anno 16 AC, data che si assume sia come quella di pubblicazione sia di morte dell’autore.

Libro I: "MNonòbiblos" - 22 elegie, di lunghezza variabile in distici elegiaci

Cinzia, donna spregiudicata, colta e raffinata ispira, più o meno direttamente, tutte le elegie del primo libro. La componente autobiografica è anche la testimonianza esistenziale di una generazione e di un ambiente. Nel primo libro non si manifesta alcun interesse per la società e per il nuovo assetto politico che Ottaviano stava costruendo in Roma dopo la vittoria di Azio (31 AC). L'unico accenno alla politica è il ricordo, non certo gradito al nuovo regime, del bellum Perusinum (guerra di Perugia, ossia la rivolta dei proprietari italici, in cui morì un parente del poeta, la cui famiglia subì delle confische. Ottaviano distrusse Perugia nel 40 AC durante la guerra civile contro Marco Antonio, in cui il fratello Lucio si era arroccato con il suo esercito a Perugia, in seguito Augusto ricostrui la città) contenuto nel commiato (elegia 22).

Libro II: 34 elegie in distici elegiaci

Il libro II reca, nella prima elegia, il rifiuto (recusatio) della poesia epica e celebrativa, tale affermazione è traccia dell'incontro con l'ambiente ufficiale di Mecenate. Cinzia è ancora al centro del libro, ma compare nella decima elegia, l'omaggio poetico al principe.

Libro III: 25 elegie

Il libro III è ancora dominato da Cinzia, ma si avverte imminente il distacco definitivo. Accanto al tema dell'amore elegiaco, compaiono motivi legati all'ideologia del regime augusteo: la promessa, nella nona elegia dedicata a Mecenate, della poesia impegnata attuata poi nelle "elegie romane" del libro IV; l'elogio di Roma e dell'Italia, l'epicedio (canto funebre) per il giovane Marcello, morto nel 23 AC, figlio adottivo e genero di Augusto (anche Virgilio lo ricorda nel libro VI dell'Eneide). Compaiono inoltre in questo libro, un'attenzione nuova, da parte di Properzio, per la moralità antica ed una disponibilità maggiore di fronte ai temi graditi agli ambienti ufficiali.

Libro IV: 11 elegie

Contiene elegie di maggiore impegno e di maggiore lunghezza rispetto a quelle dei libri precedenti. Due sole elegie sono dedicate ancora a Cinzia: l'ottava e la nona, in cui Cinzia, ombra del regno dei morti, ma sempre amara e aggressiva, appare in sogno al poeta. Le altre elegie sono una sorvegliata concessione alla cultura ufficiale, tuttavia non si tratta di poesia celebrativa. Properzio non tradisce i canoni della poetica alessandrina ed elegiaca, ma, ispirandosi a Callimaco (III secolo AC), illustra miti e riti della tradizione romana e italica (anche Ovidio nei Fasti) Sulla figura reale di Cinzia, come delle altre donne cantate dai poeti d'amore, si hanno informazioni da Apuleio (Apologia).

Il primo canzoniere

Era consuetudine dei poeti alessandrini, recepita dai Neòteroi, dare a una raccolta di componimenti il nome della donna celebrata. A quest'uso obbedì anche il giovane Properzio quando, nel 28 AC, pubblicò nel nome di Cynthia il I libro di elegie (Monòbiblos). La figura di Cinzia vi campeggia, fin dall'incipit dell'elegia proemiale, nella quale il poeta si presenta prigioniero, da un anno, della passione e irrimediabilmente destinato, a causa sua, a una vita dissipata. Cinzia, elegante, raffinata, dotata di un'ottima cultura letteraria e musicale, vive da cortigiana negli ambienti mondani frequentati da uomini politici e da letterati. Per Properzio il legame con una siffatta donna, significa compromettersi socialmente e rinunciare alla carriera e al decoro sociale, ma egli ne fa una rivendicazione e un vanto. Il rapporto con la donna amata, altera, capricciosa, tirannica e infedele, si configura come servitium. Il poeta si compiace della propria sofferenza con un atteggiamento da "poeta maledetto", dell'amore egli fa il centro e il valore assoluto della vita e Cinzia diventa per lui la ragione unica dell'esistenza.

Properzio porta all'estremo e coerentemente "teorizza", il rifiuto di Catullo del mos maiorum a favore di un'esistenza totalmente dedita all’amore, all' otium ed al servitium nei confronti dell'amata, una scelta di vita che si identifica con l'attività letteraria del poeta-amante, il quale della sua vita fa materia di poesia e di questa si serve come strumento per corteggiare la donna. La scelta callimachea per la poesia "tenue", in opposizione ai paludamenti dell'epos, si impone anche per la sua maggiore efficacia ai fini del corteggiamento.

Properzio, idealmente non cerca una disinvolta avventura galante, bensì sogna per sé e Cinzia i grandi amori del mito, le passioni esclusive ed eterne. Per Cinzia, la brillante e spregiudicata cortigiana, egli vagheggia i modelli e i valori della tradizione, e vorrebbe, come Catullo, definire l'amore come un foedus, garantito dagli dèi. La realtà è ben altra e il poeta elegiaco è sedotto dal fascino, dall'eleganza mondana della donna amata, mentre, paradossalmente, vorrebbe in lei semplicità, fedeltà, dedizione assoluta, da tale antitesi nasce il bisogno di evasione nel mondo del mito, "trasfigurati" in personaggi mitici, il poeta-innamorato e la sua donna potrebbero vivere amori esemplari.

Il canzoniere maggiore

Il successo ampio e immediato del primo libro proiettò Properzio sulla scena letteraria e destò l'interesse di Mecenate, che cercò di orientare Properzio verso forme poetiche nuove e di inserirlo nella politica culturale promossa dal regime. Di tali pressioni, e della resistenza opposta dal poeta, restano tracce evidenti nella nuova e più ampia raccolta (libri Il e III), composta tra il 25 ed 22 AC. Il secondo libro si apre, infatti, con una recusatio, un elegante, ma fermo rifiuto (di tradizione callimachea) del poeta, che si dichiara inadeguato ad affrontare il poema epico-storico e ribadisce l'unità di poetica e stile di vita, ma, rispetto al libro I, nel II si acuisce il senso di disagio per la vita dissoluta e diviene più sofferto il rapporto con Cinzia. Tale processo, cui si accompagna la sperimentazione di forme compositive più complesse, è più avanzato nel III libro, dove è presente una materia più varia ed i temi sono meno strettamente legati all'amore per Cinzia. Le elegie amorose sono meno frequenti, e l'atteggiamento di Properzio è meno appassionato ed il poeta guarda a se stesso con maggiore distacco ed ironia. Il rifiuto dell'epos, è ancora ribadito, ma non è più strettamente associato a uno stile di vita ed è motivato solo con ragioni estetico-letterarie (non è più funzionale all’amore), Il libro si chiude con il definitivo addio a Cinzia.

L'elegia civile

La crisi del rapporto con Cinzia e l'abbandono dell'elegia d'amore avvennero mentre Virgilio, aderendo alla poesia d'impegno civile, rispondente alle esigenze ideologiche e culturali del regime augusteo, componeva l'Eneide, Properzio stesso ne aveva dato, anni prima, l'annuncio. Gli eventi esterni, le pressioni di Mecenate e forse la crisi che aveva disgregato l'elegia erotica, spinsero Properzio, dopo qualche anno di silenzio a un diverso tipo di poesia. Egli non si piegò alla poesia epico-storica, ma seppe affrancare l'elegia dall'eros, facendone un genere autonomo. Properzio studiò e cantò le "origini" dei nomi, dei miti, dei culti di Roma. Il IV libro di elegie (16 AC) nacque sotto la spinta di un impegno nuovo e ambizioso. La poesia civile di Properzio non ha la pesantezza e la seriosità di molta poesia nazionale, la Roma arcaica, il mondo del mito, sono interpretati secondo il gusto callimacheo, che dà spazio alla grazia, all'ironia, talora ad una leggera e garbata comicità. L'amore non è assente dall'ultima raccolta di Properzio e non è assente nemmeno Cinzia, ma la sua figura compare nella luce fosca del vizio e della corruzione, oppure torna, come ombra, dopo la morte, a rievocare l'amore di un tempo e a ribadirne l'eternità, tante volte proclamata dal poeta, ma è più importante, nel IV libro la rivalutazione dell'eros coniugale, l'esaltazione degli affetti familiari e delle virtù domestiche, della castità e della tenerezza. Spunti in tale direzione sono presenti anche in Catullo e nei neoterici, in Properzio sono uno dei segni più vistosi dell'"integrazione" culturale che accompagna la sua carriera poetica.

Lo stile

Properzio ha fama di poeta difficile, talora oscuro, raffrontato alla cristallina naturalezza di Tibullo, il suo stile si caratterizza per la ricchezza di metafore e la sperimentazione costante di nuove possibilità espressive. L'eredità callimachea è evidente nella cultura mitologica e nella raffinatissima coscienza letteraria, nella ricerca della struttura sintattica complessa, insolita, spesso audace e talora forzata fino all'oscurità. Tali caratteristiche dello stile e dello sviluppo compositivo hanno favorito i guasti da cui è complicata e spesso irrimediabilmente sfigurata, la tradizione manoscritta del poeta. Non si tratta soltanto di corruttele, lacune, trasposizioni, spesso è anche arduo fissare con certezza i confini tra un'elegia e la successiva. È, infatti, tipico dello stile di Properzio l'esordire ex abrupto, il procedere per movimenti improvvisi, immagini e concetti senza esplicitare i collegamenti, seguendo una logica interna e segreta. La forma espressiva, che mescola ironia e pathos (evidente nell'abbondanza di interrogazioni, esclamazioni, interiezioni), la sua aspra eleganza, la complessità degli atteggiamenti psicologici, sono le ragioni principali del fascino esercitato dalla poesia di Properzio sui lettori moderni.

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